È noto, infine, che nei sogni tutto è falso, trasposto, o preso in prestito, tranne le emozioni, che sono vere come quelle che proviamo nello stato di veglia.Due soli appaiono gli elementi positivi estraibili da questa lista nichilistica sul sogno. Il primo, su cui si può anche in parte convenire con l’autore, sostiene che il sognare ha molta più importanza di ciò che si sogna. Il secondo, in cui risuona l’eco forte di una contraddizione con le altre tesi, individua l’unico momento di verità del sogno nelle emozioni. Il che, ignoro se Caillois se ne sia reso conto, non è affatto poco.
Il punto di partenza di Caillois è Cartesio. L’incertitude è quella che Cartesio avverte sussistere tra sonno e veglia nella sesta delle sue meditazioni. Di nessun sogno può esservi certezza. E, a dispetto di secoli e dovrei piuttosto dire millenni di onirocritica, a dispetto della svolta psicoanalitica, a dispetto della pratica quotidiana coi sogni, devo riconoscere che la caratteristica più pregnante del sogno, insisto su questo punto, è costituita dalla sua indecidibilità.
La metafora della tela di Penelope appare quanto mai probante in fatto di certezze oniriche. Non possiamo deciderci sul sogno. Non possiamo dimostrare nulla che lo riguardi o che enuclei essenze e significati. Del sogno possiamo soltanto dire che esiste, che viene a visitarci di notte, che è, come vuole Jung, un prodotto naturale, o, con i termini analoghi di Perls, il prodotto più spontaneo in assoluto, cioè indipendente dalle nostre volontà. Non possiamo dimostrare che un Dio voglia ingannarci attraverso le immagini del sogno, né possiamo dimostrare che il sogno non inganna.