Teologia della psicoanalisi - Giorgio Antonelli

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Teologia della psicoanalisi

                     
(in Giornale Storico del Centro Studi di Psicologia e Letteratura, 1, Giovanni Fioriti Editore, 2005)




      Estratto


La psicologia analitica, potremmo dire, si anima a partire dalla riesumazione di quei racconti ridotti al quasi silenzio, i racconti dello gnosticismo, i racconti dell’alchimia ad esempio e, anche, i racconti della kabbalah.

La psicologia analitica si è animata a partire da questo confronto con l’ombra del dragone cristianesimo, ha voluto integrarne i confini, in questo dimostrando la propria volontà di potenza, la volontà d’imporre un altro, eonico, racconto. Integrazione di confini che procede da una vera e propria (anche sottaciuta, perfino incognita) riappropriazione del docetismo del secondo secolo.

Non c’è dubbio che per lo Jung che inizia a confrontarsi con Freud la psicoanalisi debba procedere allo spaccio della bestia trionfante, debba cioè sostituire duemila anni di cristianesimo. Con cosa? Con gli dèi, direbbe Hillman. Ma gli dèi non bastano. La maggiore potenza del dragone cristianesimo sta nella sua massima vicinanza al deserto. Anche in questo, come vedremo, la psicoanalisi si è dimostrata degna erede della bestia. Perché anche la psicoanalisi, senza saperlo, vuole il deserto, vuole l’ultima parola del testo dei testi e l’ultima parola del testo dei testi, nella sua versione cristiana, è "sterminio".

Senza cristianesimo, dunque, non si dà psicoanalisi. Ciò che la psicoanalisi scopre è appunto quello che il cristianesimo, per così dire, mette a disposizione. Si tratti pure della psicologia che Hillman definisce monoteistica e che, per il fondatore della psicologia archetipica, è sottesa ad un’organizzazione della mente la quale, a partire dai suoi motivi conduttori (fede, unità, verità, identità, integrazione), rende malata la nostra cultura. Ciò che la psicoanalisi scopre è quello che il cristianesimo mette a disposizione, cioè la propria carne, ovvero quella psiche che consente alla psicoanalisi di declinarsi. E, tuttavia, ciò che il cristianesimo mette a disposizione della psicoanalisi è il proprio oltre, un oltrecristianesimo. I cristiani non sanno vedere questo oltre e, però, possono aiutarli gli psicoanalisti, dal momento che proprio loro, gli psicoanalisti, non sanno vedere il deserto della psicoanalisi?

 
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