Corpo, Riflessione, Immagine - Giorgio Antonelli

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Corpo Riflessione Immagine



(a cura di S. Putti e F. Testa, Alpes, Roma, 2011)


Il mio contributo s'intitola "Gnostica Imago".

Estratto



Occorre rinascere attraverso l’immagine
: così scrive l’anonimo seguace di Valentino nel Vangelo di Filippo. L’immagine è quella della camera nuziale, definita mistero, cioè sacramento. Immagine vale sacramento. La rinascita è un sacramento. La verità, si legge ancora nel Vangelo di Filippo, non è venuta nuda al mondo, ma in simboli e immagini. Il mondo non può riceverla che immaginalmente.

Nel passo valentiniano tutto appare consistere di immagine, riflettere immagine e rimandare a immagine. Occorre che il seme pneumatico, sprofondato nella materia in seguito all’egoistico peccato dell’eone Sophia, risorga mediante l’immagine. Se la camera nuziale è immagine, allora l’immagine è originariamente luogo, e se l’immagine è luogo, allora l’immagine è fatta della stessa incorporea sostanza dell’attraversabilità. È alla luce dell’immagine, dell’immagine/sacramento, dell’immagine/attraversabilità che si celebra il mysterium coniunctionis con l’invisibile, col sacro. E ciò vale anche per il setting analitico cui non sono certo estranee le movenze valentiniane della camera nuziale. Non è un caso che Lacan sia arrivato a chiamarlo, il setting, un lit d’amour. D’amore inteso gnosticamente, dobbiamo però aggiungere.

Occorre che si rinasca per mezzo dell’immagine viene allora a significare: occorre che si risalga per mezzo dell’immagine, ma trapassando l’immagine, trapassando le occlusioni opposte dalle potenze intramondane, patendo angoscia ad ogni stazione, a ogni confine, riguadagnando, proiezione dopo proiezione, l’origine. Ciò appare evidente in un rituale valentiniano sul quale riferiscono Ireneo e la Prima Apocalisse di Giacomo. Si tratta di un’istruzione resa al morente riguardo alle parole che questi dovrà pronunciare, durante il suo viaggio ultraterreno, al cospetto delle potenze che lo afferreranno e dalle quali dovrà liberarsi. Corrispondono quelle potenze ai principati e le potestà che il Cristo della Lettera ai Colossesi (2.15) ha spogliato.

Nella sua ascensione il morto provvisto di gnosi saprà dire alle potestà che gli occludono il passaggio le parole dell’attraversamento. Dirà loro di essere figlio del padre preesistente, al quale sta facendo ritorno. E ancora dirà, pervenuto a ulteriori altezze, e analogamente affrontato da ulteriori potenze, di conoscere se stesso, laddove Sophia, madre delle potenze, ignora la propria origine.

 
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