Otto Rank - Giorgio Antonelli

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Al di là della psicoanalisi.
Otto Rank



(Lithos Editrice, Roma, 2008)



I n d i c e

Invocazione ad Artemide (traduzione da Anacreonte)
Introduzione: Misconoscimenti di Rank
cap. 1 Artemide e Rank
cap. 2 Il témenos e la situazione analitica
cap. 3 La verità, la realtà e gli dèi
cap. 4 I mercoledì del dotto(r) Rank
cap. 5 Una madre per la psicoanalisi?
cap. 6 Perché Ferenczi, incontrando per caso Rank a New York, rifiutò di parlargli?
cap. 7 L’approdo americano di Rank
cap. 8 L’equazione umanistica e transpersonale
cap. 10 Da superuomo a terapeuta leggero
cap. 11 Perché Rank non ha scritto una storia della psicoanalisi?
cap. 12 Rank e l’invivibile verità
Dall’inno omerico ad Artemide
Bibliografia




Presentazione

Nel presente libro, che è un racconto, un divertissement giocato all’ombra della dea Artemide, della leggerezza e della danza (alla quale Rank, che pure è difficilissimo per noi immaginare nell’atto corporeo del danzare, sembra essere approdato attraverso Anaïs Nin), ho messo insieme, alcuni scritti, editi (tutti rivedendoli) e inediti, dedicati a questo geniale esponente del movimento psicoanalitico. Sezioni del terzo, del quinto e, soprattutto, del sesto capitolo ripropongono, in parte modificate e ulteriormente integrate, il capitolo “Ferenczi e Rank” che figura nel mio studio Il mare di Ferenczi, (Antonelli 1997). Si tratta, per meglio dire, di una riscrittura orientata su Rank. Mi è sembrato necessario includere sezioni di quel capitolo, dal momento che appunto attraverso Ferenczi molti aspetti del pensiero e della pratica di Rank diventano più perspicui. Il quarto capitolo è apparso, in forma modificata, col titolo Il viaggio di Freud e Rank (Antonelli 2002). Il nono capitolo ripropone, anch’esso con qualche modifica, l’articolo apparso sulla rivista Synthesis (Antonelli 1994) e ormai di difficilissimo reperimento. L’undicesimo capitolo ripropone, anch’esso modificato, l’articolo Rank storico (mancato) della psicoanalisi (Antonelli 1997). Per il resto, i capitoli primo, secondo, terzo (in buona parte), quinto (in buona parte), settimo, ottavo, decimo e dodicesimo, si tratta di nuovi tentativi d’avvicinamento a Rank, a partire dalla mitologia degli dèi e degli eroi greci, passando per Anaïs Nin, fino all’ultima parola pronunciata in punto di morte.

Al fondo l’idea, anzi la fantasia che sia possibile raccontare gli stili analitici come altrettante ripetizioni, eterni ritorni, illustrazioni, illuminazioni, anche improvvise, ancorate al Weltbild di questo o quel dio.

Gli dèi antichi, sopravvissuti al medioevo cristiano e al Concilio di Trento, non sono soltanto tornati nella psicopatologia, non soltanto hanno improntato della loro dynamis i nostri modi di scrivere. Sono anche riemersi negli stili degli analisti, nel loro modo di fare analisi, di fare tèchne, arte, col loro analizzare. E, tuttavia, quegli stessi dèi agiscono sullo sfondo, dietro le quinte del libro, evitando di illuminarlo con la loro eccessiva presenza. Perché? Per due ragioni. Primo, perché non ne hanno bisogno. Essi sono comunque vicini. Secondo, perché sono leggeri. Rhéia zòontes li diceva Omero. Gli dèi vivono immuni da ogni pesantezza. Appartiene a loro quel facile fluire della vita che gli stoici antichi consideravano il fine ultimo dell’esistere. Con ambedue le coordinate divine, l’eterna vicinanza e la leggerezza, ho cercato di fare i conti fantasticando su Rank e attraverso Rank.

 
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