Freud, Ferenczi e... - Giorgio Antonelli

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Freud, Ferenczi e i bambini dell'immaginazione

(in Giornale Storico di Psicologia Dinamica, 38, Liguori, Napoli, 1994)



Estratto

L'equiparazione "Ferenczi=poppante saggio" (che gode dell'avallo dello stesso Ferenczi, nonché della moglie Gizella) è stata elaborata anche da altri autori, Gedo, ad esempio, Grunberger (in accezione peculiarmente negativa) e, prima ancora, Freud e Jones. "Non ho mai conosciuto un'altra persona" scrive Jones di Ferenczi "più capace di rievocare, nella parlata e nei gesti, il punto di vista di un bambino piccolo". Dal canto suo Freud stigmatizza, irride persino, a più riprese, il "bambino" di Ferenczi, sottraendosi al tempo stesso a una relazione, presumibilmente pericolosa, con questa sua parte. Con riferimento alla tecnica neocatartica dello psicoanalista ungherese, basata sull'indulgenza, sul rilassamento e sull'ipnosi, Freud scrive ad Eitingon in data 18 aprile 1932 che Ferenczi "si offende perché uno non va in brodo di giuggiole nel sentire come gioca a mamma e bambino con le sue pazienti".

A Ferenczi, poi, il 12 maggio dello stesso anno, e in relazione a quello che possiamo reimmaginare come un periodo di profonda introversione attraversato dallo psicoanalista ungherese, Freud rimprovera di aver vissuto gli ultimi anni in isolamento e lo invita ad abbandonare l'"isola dei sogni" dove quello soggiornerebbe insieme ai suoi "Phantasiekinder", i bambini della sua immaginazione. La posta in gioco è la presidenza dell'Associazione Psicoanalitica Internazionale. Assumerla significherebbe per Ferenczi, nella disamina di Freud, un ritorno alla lotta tra gli uomini e costituirebbe, parallelamente, l'equivalente d'una terapia (una "Gewaltkur" scrive Freud, ovvero una "cura forzata").

Come sappiamo Ferenczi declina l'invito (reiterato) di Freud. E tuttavia non si può negare che egli abbia conquistato e dimostrato a più riprese di possedere una certa saggezza (analitica). Balint si chiede quale sia il prezzo che il poppante deve pagare in cambio d'una tale acquisizione. Ebbene, il prezzo da pagare è l'impossibilità di superare il muro d'incomprensione, eretto dagli adulti, che lo circonda, muro al cospetto del quale si può giocare a fare l'adulto, senza poter mai, di fatto, diventarlo. Il prezzo si nomina insomma nel mancato riconoscimento di adulto da parte di adulti, nella rinuncia ad affermare il proprio desiderio.

Freud e Abraham, continua Balint, sono, rispetto al poppante saggio Ferenczi, adulti maturi. Ferenczi, del resto, così come è stato ripensato dai suoi contemporanei  (Alexander, ad esempio, Federn, Eitingon, Bernfeld) è il "romantico della psicoanalisi". Dietro la dizione "romantico", per i motivi che vedremo, appare legittimo leggere "puer". Una barriera insormontabile separava Ferenczi dai suoi colleghi psicoanalisti. Ferenczi, spiega Balint, nonostante il suo talento, la sua capacità d'intuizione, le sue qualità insuperabili di clinico, la sua fantasia scientifica senza limiti, "rimase essenzialmente un bambino per tutta la vita". Tale disamina corrisponde a quella che Gizella comunicò a un consenziente Freud. Il giudizio di Balint costituisce un significativo presupposto della polemica intrattenuta dieci anni dopo con Jones sulla vexata quaestio della degenerazione mentale di Ferenczi, polemica che lo vedrà schierato in favore di quest'ultimo.

La metafora del poppante saggio lascia ad ogni modo aperta la possibilità di articolare un ulteriore racconto su Ferenczi, un racconto registrato secondo la prospettiva junghiana del puer aeternus. Appunto in direzione di questo archetipo guardano, mi sembra anche con una certa insistenza, l'immagine del poppante saggio e le sopra accennate testimonianze di Jones, Balint e Gizella, nonché Freud, per non citare che i nomi delle persone più vicine allo psicoanalista ungherese.

Una testimonianza probante a favore della legittimità della lettura archetipica mi sembra essere costituita dalla indubbia presa che l'immagine del poppante saggio ha esercitato, oltre che sui suoi contemporanei, su tutti i lettori e gli studiosi di Ferenczi. Il puer è trascinante. I commentatori di Ferenczi non si sono potuti sottrarre alla forza d'attrazione di quell'immagine e ciò ne dimostra la valenza archetipica, l'ineludibile ridondanza e anche la facilità d'imposizione.

 
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