Filosofia e narrazione - Giorgio Antonelli

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Pubblicazioni > Testi brevi
Presentazione di:

Bruno Coppola,
L'ineffabile bellezza. Filosofia e narrazione

Milano, Franco Angeli, 1996




(in Giornale Storico di Psicologia Dinamica, 42, Liguori, Napoli, 1997)



In questa raccolta di saggi si tratta non soltanto della bellezza (la cui penuria in campo psicologico è stata lamentata più volte da Hillman), ma anche, programmaticamente, di una interpretazione filosofica del testo letterario.

I testi letterari in questione appartengono in buona parte all'area anglosassone (Daisy Miller di Henry James, La terra desolata di Eliot, Al faro di Virginia Woolf e, anche, l'Anatomia del mondo del metafisico John Donne etc.) e a quella ispano-americana (Marquez, Uslar Pietri).

L'assunto di Coppola è che esiste una contiguità tra filosofia e letteratura e che tale contiguità converge in una «interrogazione radicale dell'uomo su se stesso». Tale interrogazione va rivista alla luce della nozione intrattenuta dal neopragmatista americano Richard Rorty secondo cui la filosofia è un modo della conversazione dell'umanità. Nozione che, secondo l'autore, «sembra favorire o auspicare una lettura della filosofia proprio come espressività piuttosto che come scienza rigorosa».

Un altro assunto, non meno probante, è che il raccontare e il raccontarsi sono una sorta di forma laica della grazia. A ridosso del tentativo messo in atto da Coppola di una lettura filosofica di opere letterarie si erge la tradizione tedesca ricordata per linee essenziale nell'introduzione: Schelling, tanto per cominciare, alla cui scuola si è abbeverato il romanticismo inglese attraverso la mediazione di Coleridge, e poi Heidegger e Gadamer. L'esperienza estetica diventa con questi filosofi «esperienza complessiva, autenticamente umana».

Del tutto a proposito Coppola cita l'adagio gadameriano (in linea con l'asse Hegel-Heidegger) secondo cui tale esperienza, l'esperienza dell'incontro con la bellezza «modifica realmente chi la fa». Adagio squisitamente psicologico e che trova negli scritti di Hillman, come s'è detto, un'attenta, appassionata declinazione.

Andrebbe forse aggiunto ai sopra menzionati filosofi quello d'un poeta, Schiller, e d'un suo scritto di rilevanza centrale per il dibattito su arte e filosofia (oltre che sulla equazione psicologica di tale dibattito), Le lettere sulla educazione estetica dell'uomo.

 
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