Uomini che uccidonio donne - Giorgio Antonelli

Vai ai contenuti

Menu principale:

Pubblicazioni > Articoli
Uomini che uccidono donne

(in Giornale Storico del Centro Studi di Psicologia e Letteratura, 14, Giovanni Fioriti Editore, Roma. 2012)






Estratto

Ha ipotizzato, Ferenczi, l’esistenza di un’intima relazione tra principio femminile e capacità di soffrire. Io spingerei tanta intimità all’estimità di una maggiore vicinanza della donna alla morte, alla violenza, al sangue della morte. Dal momento che la capacità di soffrire si coniuga con una soppressione della tendenza a rimuovere, si può anche parlare di principio di realtà. Tale soppressione, infatti, apre al riconoscimento del mondo esterno a condizione che si trasformino in impulsi interiori gli stimoli elicitati dagli oggetti che procurano dispiacere. In questo modo va inteso l’Eros liberato nel disimpasto pulsionale. L’Eros che è capace di tanta dolorosa trasformazione fa a sua volta il paio col principio femminile.

Suona ancora paradossale che, proprio all’interno di questa originaria coappartenenza di Eros e principio femminile, vadano rintracciate le ragioni dell’uccidere donne. La stessa dissanguata morte di Ferenczi vale un uccidere donne. Appare evidente alla donna Ferenczi, nell’ottica del discorso sul principio femminile (e contro il refrain psicoanalitico che lo situa in una mancanza), come la dotazione fisiologica e psicologica del femminile goda e, dunque, soffra  ̶  e soffre in quanto s’offre  ̶  di una maggiore complessità rispetto a quello che non necessariamente per via di complementarietà (dal momento che non si dà incastro) va pensato come principio maschile.

L’uomo, a differenza della donna, per lo più non soffre nella misura in cui non s’offre, ma è dominato dalla pulsione di affermazione. Ciò significa in breve: un altro s’offre e soffre nel luogo del mio Io, il quale ultimo, anche così, afferma se stesso. La maggiore complessità rivendicata da Ferenczi alla donna rispetto all’uomo si lascia agevolmente spiegare in termini di confini. Si potrebbe in effetti sostenere che essa integri più confini rispetto alla minore complessità dell’uomo. Dal punto di vista di quest’ultimo la maggiore complessità del principio femminile ˗ quello che d’incarna in una donna, ma anche quello che s’incarna in un uomo ˗ viene a coincidere con un insostenibile sconfinare.


 
Torna ai contenuti | Torna al menu