Mitoletteratura dell'oggetto di valore

Estratto

È questa, in fondo, la pretesa del denaro, la cui indifferenza è indifferenza nei confronti degli oggetti e, nello stesso tempo, loro totalizzante abbraccio. Una pretesa che è della stessa sostanza del divino. Equazione, questa, presente, tra gli altri, in Simmel, che parla del denaro come della massima astrazione cui sia giunta la ragione pratica (analoga della massima astrazione, Dio, cui sia giunta la fede), in Marx che chiama il denaro Dio reale , in Shakespeare che, approvato da Marx, parla del denaro come di un Dio visibile. Nell’ottica della mitoletteratura dell’oggetto di valore quella del denaro è la pretesa di cogliere l’integrale défilé del significante, di abbracciare l’integrale traiettoria dell’oggetto prezioso, di non soffrirne mai le evanescenze. La pretesa di non mancare mai la presa su quel maledetto sistema che non sappiamo encore, noi umani, in quanto iocratici e dunque bisognosi di erigere confini, cosa sia, perché sia lì e dove voglia portarci.



Abstract

Mitoletteratura dell’oggetto di valore

In questo articolo si fa discorso di anima, d’immagine, di significante e di oggetto di valore. Prima del denaro c’è il valore e un oggetto che lo significa disegnando una traiettoria. L’anima, come sosteneva Senocrate, è numero che si muove da solo e le immagini sono i suoi significanti. Gli oggetti di valore sono rivisitati nella duplice, correlata, specie della mitologia e della letteratura. Protagonisti di queste pagine diventano tripodi e anelli, collane e mele d’oro, scudi e veli, palladi e fazzoletti ricamati, croce e angeli, giardini e castelli incantati, boschi e città di potere, Graal e avorio, Helena e Omero, Enea e Virgilio, Pulci e Boiardo, Gerusalemme e Tasso, Othello e Shakespeare, Léandre e Rotrou, Kurtz e Conrad. Gli oggetti significano il valore in virtù di un inarrestabile tracciare traiettorie delle quali non si dà un soggetto reale. Dal canto loro le traiettorie si snodano, per lo più inosservate, irriconosciute, e appunto per questo ancor più seminatrici di effetti, tra una supposta origine che non necessariamente ci precede, e una supposta morte che non necessariamente implica una fine. Una metafora eccellente, questa, del fare analisi, un modo di illuminare quanto accade nel setting analitico: un défilé di numeri che si muovono da soli.

Mythical-Literature on the Object of Value

This article addresses the subject of image, signifier and object of value. Before money, there is value and an object which signifies it, creating a trajectory. The Anima, as Xenocrates asserts, is the number which moves autonomously and the images are its signifiers. The objects of value are here re-examined in their two-fold nature, correlated in particular in mythology and literature. Protagonists here become tripods and rings, necklaces, and golden apples, shields and veils, and embroidered handkerchiefs, crosses and angels, gardens and enchanted castles, forests and powerful cities, the Graal and ivory, Helen and Homer, Aeneas and Virgil, Jerusalem, Othello and Shakespeare, Leander and Rotrou, Kurtz and Conrad. The objects signify value following an inexorable path of trajectories not endowed with a real subject. On the one hand, the trajectories meander -- for the most part unnoticed, unrecognizable, and precisely for this reason even more disseminators of effects -- from a supposed origin not necessarily a precedence, and a dead supposition not necessarily implicit of an end. An excellent metaphor, this, of the practice of analysis, in the sense that it illuminates what occurs in the analytical setting: a défilé of numbers which move autonomously.