Hermes e l’hillmanalisi

Se si tratta di andare nel mondo nell’interesse della propria anima, con ciò mancando l’inter-esse delle cose del mondo, mancando cioè l’individuazione, si comprende perché Hillman sia arrivato a considerare la terapia, fosse anche la migliore, un contributo alla distruzione del mondo. Marte, però, non vuole la distruzione, vuole il furore.

Non basta, comunque, imbattersi in un dono, occorre saperlo re-visionare come ars. Nell’inno omerico è questo appunto che Hermes fa appena nato: vede una tartaruga e immediatamente la re-visiona come lira. Potremmo anche dire che la ri-legge, dal momento che proprio di questo si tratta nella re-ligio, di un essere re-legens. Al signor P consiglio dunque di essere a tal punto religiosus da rileggere Hillman come se avesse scritto esclusivamente di tecnica analitica, come se avesse declinato, alla stregua di altrettanti hermaia, i segreti dell’ars.

Quale lezione possiamo mutuare, introiettare, noi re-legentes, da Il sogno e il mondo infero? Ad esempio che la Traumdeutung di Freud è una onirica tartaruga da re-visionare nella lira dell’ars analitica. E dalla Re-visione della psicologia? Che quattro sono i movimenti dell’ars: per-sonare (cioè far risuonare la soggettività del non umano), patologizzare (perché l’anima è costretta sempre ad ammalarsi di nuovo finché non ottiene ciò che vuole), psicologizzare (cioè vedere in trasparenza), disumanizzare. Signor P non sono questi moniti analitici odorosi di tèchne? E non odora di tèchne anche il rimando di Hillman alla filosofia persiana della luce, via Corbin, al barzakh, il mondo delle forme sospese, altrimenti detto mondo immaginale? Se non vediamo tèchne nelle elevazioni di Sohravardi, come possiamo lamentarci che Hillman non abbia detto nulla di tecnica analitica? E quanta ulteriore tèchne si annida nella o, a seconda dei casi, sprigiona dalla riflessione hillmaniana sul plusvalore linguistico dell’alchimia? Non soltanto abbiamo bisogno dell’alchimia per capire teoria e pazienti, ne abbiamo bisogno perché il suo linguaggio è terapeutico.

C’è, ancora, molto da mutuare dai Racconti che curano: non è questa forse una splendida metafora dell’ars? cos’altro sono, poi, le teorie se non racconti? cos’altro le interpretazioni? C’è anche molto da re-legere nelle frequentazioni femminili di Hermes: non soltanto Hestia, come vuole Hillman stesso, ma Hekate, frequentatrice come Hermes delle strade, la dea dei trivi. Nei trivi, va da sé, il dire è trivial. Ma, in ottica archetipica, è concepibile una psicoterapia hekatea che si preoccupi di trovare le connessioni tra le trivialities della vita e la psiche. Nel setting analitico la banalità può diventare parola piena. Non importa cosa succeda fuori della stanza analitica, una volta che si varca la soglia qualcosa è già accaduto, si è stabilito un temenos, muta la conversazione, la stanza non è più quella, non è più quello il respiro.

Il setting analitico è realmente il luogo più adatto al farsi dell’ars, al farsi del servizio della psiche (cioè della psicoterapia), perché la psiche si muove solo attraverso il rituale, perché è proprio là che si trova la morte, perché il regno delle immagini s’identifica col regno dei morti. È nel setting che l’immagine, aereo veicolo dell’ars, si fa, anche contingente onnicontenitore. Hermes è volatile, l’insight è volatile, l’ars è volatile. Spetta allo psicoterapeuta farsi provvisorio contenitore di hermaia, lasciarsi attraversare dai doni. Hermes non è dio che consenta appartenenze o contenimenti. Saperlo, introiettarlo, introiettare l’inappartenenza, la permeabilità dei confini, danzare con le volatilità compongono l’ars. Spetta allo psicoterapeuta farsi amico dell’aria, indossare calzari alati. Dall’aria i pensieri che gli sono destinati non mancheranno di raggiungerlo.

Non basta neanche, però, rileggere la tartaruga in lira. Si tratta di farsi, chez Hermes, ladri. L’ars va rubata. Occorre farne – e qui Hermes s’apparenta a Marte –bottino di guerra. L’ars va rubata, facendo a meno dell’altro, del padre, di Freud, di Jung, di Hillman, di Dio, facendone a meno a condizione di servirsene. Cosa importa a Hermes che le vacche siano di Apollo? Anche Hillman si fa tartaruga nel momento in cui noi ci facciamo suoi re-legentes. Per dirla con Lacan l’atto è nachträglich. L’atto è delinquenziale, come vuole anche l’Averroè del maître francese. Il che appare del tutto evidente nell’agire di Hermes. L’atto è delinquenziale e la psicologia, come ha scritto Lyn Cowan, è subversive. Marte la guida più di Saturno.